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mercoledì 3 gennaio 2018

LIBRI 2017






Ormai questo blog ha ragione di esistere solo per quei pochi amici (per lo più followers
su twitter) che condividono con me il piacere della lettura.
Non ho il tempo di aggiornarlo con la frequenza che vorrei e mi rendo conto che a nessuno
o quasi (legittimamente) interessano i miei pensieri su calcio, musica, politica, cinema...
Ma visto che il blog è mio e ci scrivo quello che voglio io (quando voglio io)
ecco il consueto riassunto dei libri da me letti nell'anno appena terminato.
Nel 2017 ho letto 34 libri. Non tantissimi (più o meno tre al mese) ma nemmeno così pochi
se è vero, come evidenziato da una recente statistica, che in Italia più del 50 % degli abitanti
non legge nemmeno un libro all'anno.
Per il secondo anno consecutivo la palma del miglior libro se l'aggiudica
Joel Dicker. Il suo "Il libro dei Baltimore"
(qui la recensione completa vikingo bianconero: IL LIBRO DEI BALTIMORE)
è l'ennesima conferma del talento enorme
di questo giovane scrittore svizzero.
E per il secondo anno consecutivo in testa alla classifica abbiamo un ex aequo;
Impossibile non premiare Don Winslow e il suo romanzo.
"Il potere del cane" è una discesa agli inferi. Un viaggio di oltre 700 pagine
nel mondo del narco traffico. Tra Città del Messico e New York un vortice
di soldi, droga e violenza che non lascia indifferenti.
Sul terzo gradino del podio "Origin". Il nuovo libro di Dan Brown (in questo momento
il romanziere più letto al mondo, e non per caso) ha i soliti difetti (pochi) e i soliti pregi (tanti).
Il difetto principale è che lo schema narrativo rimane sempre lo stesso: il protagonista Robert Langdon
(anche i non lettori lo conosceranno benissimo per aver visto almeno uno tra "Il codice Da Vinci",
"Angeli e Demoni" o "Inferno") in fuga insieme a una bella donna e in corsa contro il tempo
per decifrare un enigma che lo porterà a svelare un mistero irrisolto.
Il maggior pregio è che nella sua semplicità, Dan Brown tiene il lettore incollato alle pagine.
Impossibile smettere di leggere. In questo caso poi l'intento non è dei più semplici.
Rispondere alle fatidiche domande: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
E il bello è che a queste domande Dan Brown riesce a dare delle risposte plausibili.
In classifica non può mancare il mio amato Stephen King.
Mr.Mercedes è il primo capitolo di una trilogia incentrata sulla figura di un poliziotto in pensione,
Bill Hodges. In questo romanzo, definito dallo stesso King come il suo primo libro "hard boiled",
il buon Bill deve fermare uno psicopatico che dopo aver fatto una strage investendo con una
Mercedes SL 500 un gruppo di persone in fila all'ufficio di collocamento, lo provoca con
minacce varie. Minacce pericolose rivolte a lui e alle persone a lui vicine. Finale da brividi.
Menzione speciale per Kent Haruf. Dello scrittore statunitense, straosannato dalla critica
e scomparso nel 2014, ho letto il poetico e bellissimo "Le nostre anime di notte" e
"Benedizione". Quest'ultimo fa parte della "Trilogia della pianura" insieme a "Crepuscolo"
e "Canto della pianura". Una prosa semplice, una scrittura lineare e senza troppi arzigogoli.
Un piacere per gli occhi e per la mente.
E gli italiani? I romanzieri italiani non sono la mia passione ma farei un torto alla mia
intelligenza (quale? dove? cosa?) se non nominassi Paolo Cognetti e il suo "Le otto montagne".
Giustamente vincitore del Premio Strega (anche perchè l'altro candidato forte era il,
per me deludente, "La più amata" di Teresa Ciabatti) il romanzo di Cognetti
è una quasi autobiografia. La descrizione intima, intensa, commovente e malinconica,
di un rapporto padre e figlio. Una storia di montagna e di amicizie. Consigliato.
Per i più pazienti di voi e, soprattutto, per i più curiosi ecco tutti i 34 libri da me letti nel 2017.



OLIVER STONE INTERVISTA VLADIMIR PUTIN

MAURENSIG P.        L'ULTIMA TRAVERSA

BROWN D.                ORIGIN

GOVERNI M.        IL CALCIATORE

FORD R.                TRA LORO

RECAMI F.                L'ERRORE DI PLATINI

MANZINI A.                CINQUE INDAGINI ROMANE PER ROCCO SCHIAVONE

PAASILINNA A.         L'ANNO DELLA LEPRE

WINSLOW D.         IL POTERE DEL CANE

DARSKI "NERGAL" A. CONFESSIONI DI UN ERETICO

COGNETTI P.                 LE OTTO MONTAGNE

ASHER J.                 TREDICI

ROTH J.                         LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE

DE SILVA D.                 MANCARSI

PATRIGNANI L.         TIME DEAL

RUGGERI E.                 SONO STATO PIU' CATTIVO

CIABATTI T.                 LA PIU' AMATA

CORSI & SERPELLINI LA DEA DELLA GIOVINEZZA

ADAMSKI F. L.         LA DIETA ADAMSKI

KING S.                         MR.MERCEDES

INCANI T. (il Bepi) PRIMA APPENDICE DI "PROUD"

HARUF K.                 BENEDIZIONE

VITALI A.                 OLIVE COMPRESE

MUGHINI G.                 SEMPRE UNA GRAN SIGNORA

KAGGE E.                 IL SILENZIO

McINERNEY J.         LE MILLE LUCI DI NEW YORK

DEAVER J.                 LA LACRIMA DEL DIAVOLO 

NORBEKOV M.         LA SAGGEZZA DELL'ASINO

HARUF K.                 LE NOSTRE ANIME DI NOTTE

PAOLINO P.                 LA SIGNORA DERUBATA

MOGGI A.                 FIGLIO DI

ROMAGNOLI G.         CORAGGIO!

GRUGNI P.                 LA GEOGRAFIA DELLE PIOGGE

DICKER J.                 IL LIBRO DEI BALTIMORE


martedì 7 febbraio 2017

IL LIBRO DEI BALTIMORE





Joel Dicker è uno scrittore dal talento immenso.
Il giovane (solo trentadue anni) svizzero di Ginevra, non sta sbagliando un colpo.
Il suo "La verità sul caso Harry Quebert" fu il caso editoriale del 2013.
Il romanzo d'esordio "Gli ultimi giorni dei nostri padri" (del 2011 ma uscito in Italia solo nel 2015
sull'onda del successo riscosso con "Harry Quebert") un ottimo esempio delle sue capacità.
Acerbo certo ma lasciava intravedere doti indiscutibili.
E infatti eccoci qua a commentare un altro capolavoro.
Ne "Il libro dei Baltimore" c'è tutto.
Amore e odio, vita e morte, ascese e cadute, trionfi e sconfitte.
E tragedie, anzi "la Tragedia" come Marcus Goldman (si, lo stesso protagonista de
"La verità su caso Harry Quebert") descrive il fatto che avrebbe cambiato per sempre
la sua vita e quella dei suoi adorati cugini (Hillel cugino di sangue e Woody per adozione).
La storia è semplice: ci sono due famiglie imparentate fra loro. I Goldman di Montclair, New Jersey,
borghesi e dalla vita modesta. E i Goldman di Baltimore, ricca famiglia di Oak Park.
Marcus Goldman (l'Io narrante della vicenda) è un Montclair e guarda con ammirazione e rispetto
suo cugino Hillel invidiandone, forse, l'agiatezza e le possibilità di carriera.
A un certo punto della storia compare Woody, un ragazzino sfortunato ma forte e pieno di voglia di vivere
che diventerà in breve tempo, e a tutti gli effetti, il terzo cugino Goldman.
Da quel momento i tre ragazzi saranno una cosa sola. Andranno a scuola, cresceranno, diventeranno adulti, si innamoreranno della stessa donna (la splendida Alexandra) e progetteranno un futuro di successo.
Tutto questo fino al giorno della "Tragedia".
La grande, indiscutibile, capacità di Dicker è quella di tenerti incollato alle pagine.
Non vuoi mai mollare il libro. Ogni riga, ogni frase, un'emozione.
E le quasi 600 pagine di questo splendido romanzo le ho divorate.
Un libro emozionante, intenso, commovente.

"Grazie ai libri ,
 Tutto era cancellato.
 Tutto era dimenticato.
 Tutto era perdonato.
 Tutto era riparato."

Voto : 5/5






sabato 7 gennaio 2017

LIBRI 2016





A un anno circa dal mio ultimo post su queste pagine, torno con una delle rubriche più apprezzate, 
probabilmente l'unica, dai miei 4 fedeli lettori. 

Nel 2016 ho letto 30 libri. 

La palma del miglior titolo va ex aequo a "Gli ultimi giorni dei nostri padri" di Joel Dicker 
e a "L'ombra dello scorpione" del solito, immenso, Stephen King. 

"Gli ultimi giorni dei nostri padri" uscito sull'onda del successo planetario riscosso da "La verità sul caso Harry Quebert" è, in realtà, l'esordio di Joel Dicker. Un romanzo ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale con protagonista un gruppo eterogeneo di uomini (e donne) "normali" che, su ordine di Churchill, lavorano sotto copertura per uno speciale "gruppo di resistenza" contro le forze naziste. Pur non raggiungendo le vette di "Harry Quebert", un libro godibile e ben scritto (seppur in qualche passaggio troppo "di maniera") che lasciava intravedere le doti del giovane Dicker. 

Diverso il discorso per "L'ombra dello scorpione". Chi mi conosce sa l'amore infinito che provo per Stephen King. Il libro in questione è uno dei più citati dai suoi fans nelle classifiche di gradimento, eppure... Eppure, pur essendo un romanzo bellissimo (non per niente è al primo posto della mia classifica annuale), non l'ho trovato al livello dei suoi, tantissimi, capolavori. Cito fra gli altri "Il miglio verde", "22/11/63", "Misery" e il meraviglioso "IT".
Più di 900 pagine, tanti protagonisti, l'eterna lotta tra il bene e il male, un cattivo "meraviglioso" come Randall Flagg ma, forse, troppa carne al fuoco. 

Il 2016 è stato l'anno della definitiva consacrazione di Antonio Manzini come autore di
bestsellers. I suoi romanzi, con protagonista il vice questore Rocco Schiavone, sono stabilmente nelle classifiche dei libri più venduti. 
Con pieno merito direi: ho letto i primi tre e non ne sono rimasto deluso, anzi.
Mi riprometto nel 2017 di recuperare gli altri episodi della "saga".

L'anno si era aperto con due titoli di autori a me sconosciuti: "La regina degli scacchi" di Walter Tevis 

e "Darkland" di Paolo Grugni.
Il primo è un romanzo praticamente perfetto, che racconta la vita della giovanissima Beth Harmon. 

Questa ragazzina impacciata, disperata, dipendente da vari tipi di farmaci
trova negli scacchi una via di fuga dalla sua misera vita, diventando una campionessa celebrata
in tutto il mondo.
"Darkland" è invece un romanzo cupo e drammatico, ambientato nella Foresta Nera,
popolato da neonazisti contemporanei che vogliono ricreare le gesta, nefaste, del terzo Reich.

Ottimo lavoro e complimenti al suo autore.

"L'ultimo cliente", dell'esordiente Pietro Caliceti, è stata la novità più piacevole dell'anno
appena concluso. Un legal thriller non lontano dalle opere di John Grisham, con
personaggi indovinati e un intreccio ben costruito; l'abbondanza di termini economico-bancari non inficia 

la qualità e la scorrevolezza del romanzo.

Meritano una menzione il "solito" Steve Berry con "La tomba di ghiaccio", ennesimo episodio
delle avventure di Cotton Malone, ex agente CIA ormai in pensione, ma sempre in azione,
e la bravissima Annie Ernaux. I suoi due romanzi brevi; "L'altra figlia" e "Il posto" non hanno
praticamente difetti. Se non forse le poche pagine.


Passiamo alle note negative. Curiosamente il bravo Dicker, oltre al più bello, ha scritto anche il più brutto libro del 2016. Il suo "La tigre" è un libriccino senza arte né parte. Una favoletta quasi fastidiosa nella sua pochezza. 
Non posso poi nascondere la delusione per il pessimo "Anna" del solitamente bravo Ammaniti. 
Un inizio promettente (un'inspiegabile epidemia che risparmia solo gli adolescenti e spinge la giovane protagonista lungo un viaggio verso la salvezza) ma... Per tutto il resto del libro, non succede nulla. Mai un guizzo, un colpo di scena, un lampo... Niente di niente. 

Nel 2017, oltre a Manzini, vorrei leggere la trilogia di Stephen King (Mr. Mercedes, Chi perde paga e 
Fine turno), almeno uno tra "Pastorale Americana" di Roth e "Underworld" di DeLillo, 
e un classico russo (mia grande, eterna, lacuna). 

Per chi fosse interessato ecco tutti i libri da me letti nel 2016...


MICHAELS L. SYLVIA
BONOMO B. M.  LA TRAGEDIA DELLA DIGA DEL GLENO
LACKBERG C. TEMPESTA DI NEVE E PROFUMO DI MANDORLE
MANZINI A. SULL'ORLO DEL PRECIPIZIO
PISTONE & SAIKALI  1 X 2 
MANZINI A. NON E' STAGIONE
PAMIO M. LA FABBRICA DEI MALATI
MANZINI A. LA COSTOLA DI ADAMO
ALLEGRANTI D. MATTEO LE PEN
KING S. L'OMBRA DELLO SCORPIONE
CARRERE E. LA SETTIMANA BIANCA
MANZINI A. PISTA NERA
BACH R. IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTONE
REECE G. TOPI
DICKER J. GLI ULTIMI GIORNI DEI NOSTRI PADRI
BURKE T. LE MANI DI MR. OTTERMOLE
PENNAC D. LA LUNGA NOTTE DEL DOTTOR GALVAN
CALICETI P.  L'ULTIMO CLIENTE
ERNAUX A. L'ALTRA FIGLIA
DICKER J. LA TIGRE
CECCAMEA F. SHOCKING METAL
KING S. IL BAZAR DEI BRUTTI SOGNI
ERNAUX A. IL POSTO
AMMANITI N. ANNA
ENDERS G. L'INTESTINO FELICE
BERRY S. LA TOMBA DI GHIACCIO
SCHIAVONE A. LA MISCHIA
ANCELOTTI C.  PREFERISCO LA COPPA
TEVIS W. LA REGINA DEGLI SCACCHI
GRUGNI P. DARKLAND

mercoledì 30 dicembre 2015

LIBRI 2015






Nel 2015 ho letto 43 libri.
Miei brevi pensieri su alcuni di essi.

Per la prima volta non eleggo mio libro dell'anno il piu' bello bensì il più "importante".
Sottomissione di Michel Houellebecq è un libro tosto.
Crudo, diretto, scomodo, provocatorio e, Dio non voglia, profetico.

Tra i più belli scelgo invece questi cinque:

1) REVIVAL di Stephen King.
2) IL GIOVANE HOLDEN di J.D. Salinger
3) IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE di Massimo Polidoro
4) TEORIA DELLE OMBRE di Paolo Maurensig
5) PROUD di Tiziano Incani alias "il Bepi"

"Revival" è il solito ottimo romanzo del "Re". Da qualche anno ha ritrovato la forma degli anni migliori
e non sbaglia più un colpo. Qui siamo tra il "Frankenstein" di Mary Shelley e Lovecraft.
Con il tocco del Maestro a rendere tutto più saporito.

Ebbene si, in 43 anni non avevo mai letto "Il Giovane Holden".
Ho rimediato quest'anno e ne sono ben felice. Libro perfetto o quasi.

"Il passato è una bestia feroce" è un ottimo thriller.
Polidoro un bravo scrittore che per la prima volta, se non sbaglio,
si è cimentato con la narrativa per adulti.
Bersaglio centrato.

Con "Teoria delle ombre" Maurensig è tornato ai temi del suo capolavoro,
"La variante di Luneburg".
Scacchi e nazismo. Sapientemente miscelati per creare un giallo godibile che prende
spunto dalle reali vicende del Campione di Scacchi Alexandre Alekhine. 

"Proud" non è la solita autobiografia di un artista. Tiziano Incani ha fatto di più.
Con questo suo primo libro ha scelto di analizzare "track by track" tutte le sue
canzoni (ormai siamo oltre il centinaio). Svela tanti aneddoti della sua carriera. 
Spiega come è nato il suo alter ego.
Un pò come Alice Cooper per Vincent Fournier, il Bepi è... "reale".
Cantautore, performer, attore, presentatore e adesso anche scrittore.
Di tutto un pò. E tutto fatto con ottimi risultati. 

Nel 2016 vorrei leggere meno libri ma più "corposi". 
Privilegiando, se possibile, la qualità rispetto alla quantità. 

Per chi fosse interessato, qui di seguito, tutti i libri che ho letto in questo intenso 2015:


DEL VIGO & FERRARA IL METODO SALVINI

ALCIATO A. 

METODO CONTE

VONNEGUT K. 

MATTATOIO N.5 

INCANI T. (il Bepi) 

PROUD

POLDELMENGO L.

ODIA IL PROSSIMO TUO

MAURENSIG P.

TEORIA DELLE OMBRE

ROMAGNOLI G. 

SOLO BAGAGLIO A MANO

HAMID M. 

IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE

GURGANUS A. 

ANCHE LE SANTE HANNO UNA MADRE

POLDELMENGO L.

NEL POSTO SBAGLIATO

FARACI T. 

LA VITA IN GENERALE 

VONNEGUT K. 

QUANDO SIETE FELICI FATECI CASO

PIEDIMONTE S. 

MIRACOLO IN LIBRERIA

KING S.

ON WRITING

MOEHRINGER J. R. 

IL CAMPIONE E' TORNATO

BERRY S.

LA PROFEZIA DEI ROMANOV

ELLROY J. 

AMERICAN TABLOID

PATRIGNANI L.

THERE

PENNAC D.

STORIA DI UN CORPO

CHIUSANO I. A. 

L'ORDALIA

NESBO J. 

SANGUE E NEVE

CORONA M.

CONFESSIONI ULTIME

SALINGER J. D. 

IL GIOVANE HOLDEN

POLIDORO M.

IL PASSATO E' UNA BESTIA FEROCE

DE SAINT-EXUPERY 

IL PICCOLO PRINCIPE

FOSCHI P.

OMICIDIO AL GIRO

TARGIA E.

QUELLA NOTTE ALL'HEYSEL

SEETHALER R.

UNA VITA INTERA

FALETTI G.

LA PIUMA

DESIATI M.

LA NOTTE DELL'INNOCENZA

DEPARDIEU G.

E' ANDATA COSI'

SANCHEZ Y.

CUBA LIBRE

CULICCHIA G.

E COSI' VORRESTI FARE LO SCRITTORE

SALINGER J. D. 

I GIOVANI

CANESCHI M. 

LA JUVENTUS SPIEGATA A MIA FIGLIA

FOLLETT K.

LA CADUTA DEI GIGANTI

KING S.

REVIVAL

LONGO M.

ROCKSTAR A META'

CULICCHIA G.

MA IN SEGUITO A RUDI SCONTRI

FREEMAN B.

POLVERE ALLA POLVERE

HOUELLEBECQ M.

SOTTOMISSIONE

DE LUCA E.

LA PAROLA CONTRARIA

MOEHRINGER J. R. 

OLTRE IL FIUME

domenica 8 novembre 2015

ANCHE I ROSSI PIANGONO




Tutto è bene quel che finisce bene.
Ha vinto Lorenzo, Viva Lorenzo!
Nessuno piu del maiorchino meritava di vincere questo titolo.
Dopo un inizio di stagione particolarmente difficile, Jorge non ha sbagliato quasi nulla.
Pochi, pochissimi, errori. Quasi sempre più veloce del suo rivale principale,
il compagno di scuderia Valentino Rossi.
In gara e in prova. Se non ricordo male, Lorenzo è partito davanti a Rossi
15 volte in 17 gare (l'ultima naturalmente non la conto).
7 gare vinte contro le 4 del pesarese.
274 giri al comando di una gara rispetto ai 50 di Valentino.
Per 10 volte Lorenzo ha finito la gara davanti a Rossi.
Il contrario è successo 7 volte.
Freddi numeri certo. Ma i numeri non mentono.
Questi sono fatti, non opinioni, e non si possono "interpretare".
Sgombriamo il campo da ogni equivoco. Tifavo Biaggi e tifo Lorenzo da sempre.
Di certo non i migliori amici di Rossi :-)
Questo non mi impedisce di riconoscere che "The Doctor" sia (stato) il miglior pilota di sempre.
Non il piu' veloce in senso assoluto. Lo stesso Lorenzo, l'astro nascente Marquez,
l'indimenticabile Stoner, in quanto a velocità pura sono, probabilmente, superiori a Valentino.
Quando dico che Rossi è stato il migliore di tutti mi riferisco al fatto che Vale ha sempre avuto
la ferocia dei numeri uno, la forza mentale, il killer instinct, l'infinita e incredibile voglia di vincere.
Tutte doti indiscutibili che fanno di lui il Top Rider degli ultimi trent'anni. Almeno.
Nove titoli mondiali (numeri, fatti...) sono lì a dimostrarlo.
Detto tutto questo, mi permetto di evidenziare il disgustoso circo mediatico costruito
dai mass media "vicini" a Rossi nelle due settimane post Sepang e pre Valencia.
Che lo facciano gli amici di Valentino e i suoi tifosi ci può stare, che questo sporco giochino
lo facciano dei professionisti è perlomeno discutibile.
Un conto è il tifo, appunto, e ognuno tifa chi vuole.
Altra cosa è negare l'evidenza dei fatti.
Rossi a Sepang ha sbagliato. Punto. Succede anche ai campionissimi. E a lui è successo.
Ha sbagliato il giovedì in conferenza stampa ad attaccare Marquez, reo, a giudizio di Valentino,
di favorire il connazionale Lorenzo.
A questo proposito qualcuno deve spiegarmi per quale motivo se Marquez voleva aiutare Lorenzo,
lo ha superato nell'ultimo giro in Australia togliendogli vittoria e 5 punti fondamentali.
A Sepang Rossi ha sbagliato anche in gara cadendo nel "trappolone" orchestrato
dal giovane Marquez.
Irretito dalle manovre (fastidiose ma non illegali) di quello che una volta era suo amico nonchè
erede designato, Rossi ha rallentato deliberatamente, fin quasi a fermarsi, per cercare un contatto
con Marquez. Contatto avvenuto e che ha provocato la caduta e il fine gara per Marc.
La manovra di Rossi (con l'ormai famoso "calcetto" sferrato alla moto di Marquez)
è stata scorretta, illegale e giustamente sanzionata dalla direzione gara.
E qui tocca aprire un'altra parentesi. Se i giudici della Moto GP (non io) hanno visto
il dolo nell'azione di Rossi, dovevano squalificarlo e togliergli i 16 punti conquistati con il terzo posto.
Marquez, colpito e affondato, fuori gara e zero punti.
Rossi, sanzionato per manovra scorretta, sedici punti.
Qualcosa non torna.
In passato abbiamo visto bandiere nere per molto meno.
Naturalmente una decisione del genere avrebbe permesso a Rossi di giocarsela "alla pari"
a Valencia. In prova e in gara. Avrebbe avuto 9 punti da recuperare a Lorenzo ma
poteva farlo partendo dalla posizione meritata in prova e non dall'ultima casella dello schieramento.
E ci saremmo risparmiati lo spettacolo penoso di oggi con Lorenzo in testa dall'inizio,
Marquez a proteggergli le spalle (negare questo vorrebbe dire essere come quei mediocri
giornalisti di cui parlavo prima), Pedrosa attento a non rovinare tutto.
Il quarto posto odierno di Rossi era pronosticabile e così è stato.
Troppo superiore rispetto agli altri piloti in pista (terzetto iberico a parte naturalmente)
per non sapere che, senza incidenti, li avrebbe superati tutti in meno di metà gara.

Considerazioni finali:
1) il mondiale lo meritavano Lorenzo e Rossi. Valentino lo ha perso a Sepang con le folli
dichiarazioni in conferenza stampa e tutto quello che ne è seguito. Suo nervosismo compreso.
2) oggi si è parlato di "biscottone" (e ci sta) ma se anche Marquez avesse superato Lorenzo il
titolo lo avrebbe vinto comunque il maiorchino.
3) Rossi è stato, giustamente, osannato per anni perchè quando c'era da vincere non guardava
in faccia a niente e a nessuno (chiedete a Gibernau e Biaggi, ma non solo a loro).
Oggi quelle stesse persone accusano Marquez (e in parte Lorenzo) di fare lo stesso.
4) Lorenzo è al quinto titolo mondiale. Terzo in Moto GP negli ultimi sei anni.
Dire che non sia un Campione degno mi sembra follia pura.
5) l'ultimo titolo mondiale di Rossi è del 2009. Il tempo passa per tutti e, forse, in questi
anni ci sono stati piloti più bravi di lui. Non è una tragedia.
Questo non cancella la sua carriera leggendaria e tutto quello che ha vinto in passato.
6) se l'anno prossimo Valentino dovesse vincere il titolo sarò ben contento di fargli i complimenti.






venerdì 6 novembre 2015

HARDCORE SUPERSTAR + MICHAEL MONROE 25/10/2015




Poche certezze nella vita.
Una: quando gli Hardcore Superstar sono in tour è inevitabile il passaggio in Italia.
Due: quando gli Hardcore Superstar suonano in Italia, io ci sono!
Questa volta sono stato in dubbio fino all'ultimo. Giornata no.
Malavoglia, malinconia, domenica sera, nessun amico presente...
Ma poi... il richiamo è stato troppo forte e via, corsa in macchina fino al Live di Trezzo sull'Adda.
Il mio locale preferito per concerti di questo livello.
Non troppo grande, a venti chilometri da casa, accogliente e con un'ottima acustica.
Poco da dire sul gruppo di apertura.
Non conoscevo i Chase the Ace. Nulla di memorabile ma mezzoretta di buona musica
per riscaldare l'ambiente.
Dopo di loro tocca a una vera e propria leggenda dello street and sleaze.
Quel Michael Monroe che ormai trent'anni fa fondò i seminali Hanoi Rocks.
Band finlandese che influenzò non poche band del filone Hair Glam Metal che tanto successo
ebbe nei dorati anni '80.
Trattandosi di un tour da co-headliner Monroe e Hardcore Superstar hanno a disposizione
più o meno lo stesso minutaggio.
La scelta su chi debba suonare per ultimo varia in funzione del paese ospitante.
Se nel resto d'Europa l'onore tocca quasi sempre al biondo crinito (tintissimo!) Michael,
in Italia sono, inevitabilmente, i quattro svedesi a chiudere lo show.
Decisione sacrosanta visto l'enorme affetto che gli Hardcore Superstar riscuotono da anni nel Bel Paese.
Ma torniamo a Monroe. La band che lo accompagna è di livello assoluto. Al suo fianco
due personaggi storici, già con lui negli Hanoi Rocks, il bassista Sami Yaffa e il chitarrista Steve Conte.
I 75 minuti dell'esibizione sono volati in un baleno.
Highlights della serata la splendida "Man with no eyes" e la ruffiana "Dead, Jail or Rock 'n' Roll".
Cosa dire di questo ultra cinquantenne che dopo una vita di eccessi e stravizi, si scatena sulle assi
di un palco facendo la spaccata, suonando il sax, l'armonica a bocca, gettandosi tra le braccia dei fans
assiepati nelle prime file?
Uno spettacolo! I suoi movimenti e il suo atteggiamento (ma anche, in parte, il timbro vocale)
fanno di lui una specie di Mick Jagger del Metal. E questo è senza dubbio un complimento.
Difficile fare meglio di così ma gli Hardcore Superstar ce la fanno.
L'inizio è devastante! "Sadistic Girls" e "Guestlist" una dopo l'altra. Siamo già in botta!
Adrenalina a mille.
Poi tocca a "Touch the sky". Brano del recente album "HCSS".
Canzone deboluccia come tutto il cd. Succede anche ai migliori.
Ma è solo un attimo. Si riparte a cento all'ora con "Medicate me", "Bully", la meravigliosa
"Wild Boys" e la iper-melodica "Dreamin' in a casket".
Dopo "Into debauchery" il palco è tutto per il vocalist Jocke Berg e per il chitarrista Vic Zino.
E' il momento di uno splendido e intenso mini set acustico.
Le canzoni scelte per questo intermezzo sono tre perle.
"Someone Special" (forse il primo vero successo nella storia degli Hardcore), "Standing on the verge"
e la bellissima, sofferta e lacerante "Here comes that sick bitch".
Tutto molto bello.
Tocca a "Don't mean shit (to me!!!)  indiscutibilmente il miglior brano del lavoro più recente.
Live è ancora meglio che su cd.
"Hateful" non è una delle mie preferite , "Moonshine" si.
E anche stasera quest'ultima si conferma hit impossibile da escludere dalla setlist.
"Last call for alcohol" è il solito incitamento al delirio.
Bottiglia di jack daniels in mano e inni da osteria cantati dal folto pubblico.
Si avvicina il finale ma non siamo ancora sazi.
Come dicevo prima, è domenica.
Niente di meglio per ricordarci e ricordare a tutti che...
"We don't celebrate sundays". Travolgente e meravigliosa come sempre.
Siamo davvero alla fine. La band lascia il palco.
Ritorna dopo pochi minuti per eseguire una cover di "Long Way to Go"
dal repertorio di Alice Cooper. Ospite d'eccezione?
Introdotto da Jocke con parole di stima totale, quasi devozione...
Michael Monroe!
Proprio lui!!!
Il duetto è da favola. Emozione pura.
A questo punto succede qualcosa di divertente e, per noi, inaspettato.
I quattro Hardcore afferrano il roadie da palco e nonostante la sua resistenza, feroce e tenace,
lo lanciano letteralmente sulle prime file degli spettatori.
Il divertimento di tutti (tranne che del povero roadie) è alle stelle.
Inizia l'ultimo brano, la trascinante "Above the Law", e il roadie trova il modo per vendicarsi.
Durante la canzone inizia a smontare pezzo per pezzo il drum kit di Adde.
E' una scena memorabile.
La canzone finisce con Adde in piedi che pesta con la bacchetta l'ultimo "piatto" rimasto.
Immagino che la scenetta fosse preparata ma l'effetto è stato dirompente.
Pubblico in delirio e risate collettive.
Ennesimo concertone per i quattro bastardi di Goteborg (in questo modo si
sono annunciati sul palco) che si confermano band di livello assoluto.
Soprattutto On Stage.
Forse Jocke non avrà più la voce di 15 anni fa, la scaletta si ripete quasi identica da quattro - cinque tour
ma non c'è niente da fare; un concerto degli Hardcore Superstar è un evento a cui partecipare
tutte le volte che è possibile.
Alla prossima!

P.S. In realtà un'amica era presente. Il sapere che c'eri mi ha dato la spinta definitiva a uscire di casa.
        Grazie Emma! :-)










venerdì 7 agosto 2015

LACUNA COIL & MOVIDA, UBIALE CLANEZZO 31/07/15


Per quanto mi riguarda, quello di questa sera è uno dei concerti più attesi di tutto il 2015.
Non ho mai visto i Lacuna Coil dal vivo e sono curiosissimo di vedere "Live" la piu' famosa
Metal band italiana.
Discorso diverso per i Movida. Adoro i Movida!
Fin dal lontano esordio "Contro ogni tempo" datato 1995.
CD letteralmente consumato a furia di ascolti.
Proprio il ventennale di quel lavoro è stata la scintilla che ha rimesso in pista i Movida.
Con la ristampa del cd arricchita da alcuni inediti e qualche
concerto ben selezionato per vedere se "la macchina funzionava ancora".
E la macchina funziona eccome.
Rivedere i ragazzi in concerto dopo più di 15 anni ha risvegliato in me mille emozioni.
E le canzoni direte voi? Una più bella dell'altra. Non è un concerto da headliner
quindi non c'è spazio per tutto il repertorio ma per le mie preferite si.
Sto parlando di "Anni luce", "Immaginare", "Puro Incanto" e la title track del primo album.
La bellissima "Universo" e "Frammenti" dal secondo cd (Frammenti Simili del 1998).
E poi le recenti, ottime, "Sono un acrobata" e "Il ricamo della farfalla".
Per chi non lo sapesse sono canzoni che con l'adeguata promozione e un doveroso supporto
dalle radio avrebbero spalancato ai Movida le porte di un meritato successo.
Vedere che dopo vent'anni (e a quasi 15 dalla "pausa") la formazione è immutata mi fa capire
l'affetto e l'amicizia che legano i 5 Movida.
E dopo il concerto la sorpresa più bella. Tutti nel backstage a firmare autografi, fare foto
e scambiare due parole (nel mio caso qualcuna in più) con i fans.
Umiltà e disponibilità. Due doti inestimabili e non sempre presenti in chi fa l'artista di professione.
Alessandro Ranzani alla voce, Super Mario Riso (un fenomeno!) alla batteria,
Ivan Lodini al basso, Gianluca Battaglion e Giovanni Frigo alle chitarre.
Una splendida serata, Grazie Ragazzi!



Veniamo al piatto forte della serata. Come accennato in precedenza, i Lacuna sono probabilmente
l'unica band metal italiana famosa in tutto il mondo.
Stati Uniti in primis grazie alle loro esibizioni all'OzzFest e a innumerevoli altri Festivals.
Lo confesso senza problemi, non sono la mia band preferita e non conosco a fondo tutto il
repertorio ma la curiosità era davvero tanta.
Non nascondo che avevo anche qualche stupido pregiudizio.
Ho sempre pensato che il loro successo fosse in gran parte merito della splendida
cover di "Enjoy the silence" e del fascino indiscutibile della cantante Cristina Scabbia.
Proprio Cristina è stata, per me, la vera rivelazione della serata.
Mi aspettavo, stupidamente, poco più che una "starlette" e invece...
Gran voce, grande padronanza del palco e, soprattutto, grandissima grinta.
Non me ne vogliano gli altri membri della band, tutti bravissimi, ma è chiaro come il sole che
Miss Scabbia (o MissScabbia come si fa chiamare sui maggiori "social")
sia il pezzo da novanta che fa la differenza.
Esibizioni come questa fanno capire cosa vuol dire suonare per tanti anni in giro per il mondo
davanti a audience anche di 80-100 mila persone.
Per mio gusto personale i momenti migliori della serata sono stati l'inizio con
la bella "Trip the darkness", l'accoppiata "Swamped/Zombies", la stupenda "Heaven's a lie"
(veramente un gran pezzo!) e il gran finale con la già citata "Enjoy the silence"
e la bellissima "Our Truth".
Su questo brano soprattutto la front woman è assolutamente da brividi.
"We Fear Nothing" Cri!!!
In definitiva un ottimo concerto e una splendida serata per la quale devo ringraziare ancora una
volta i ragazzi di Ubiale Clanezzo. Organizzazione perfetta, ottimo cibo, prezzi popolari e la
possibilità di vedere grandi gruppi senza spendere un euro grazie all'ottima politica del "Free Entry".
Arrivederci all'anno prossimo!








FOLKSTONE, UBIALE CLANEZZO 25/07/15




Due giorni dopo lo splendido concerto dei Rhapsody Of Fire rieccomi in quel di
Ubiale Clanezzo per lo spettacolo dei Folkstone.
La band orobica si sta facendo spazio a suon di cd e grandi esibizioni live
nel folto panorama metal italiano.
Rispetto a due sere fa balza subito all'occhio una bella differenza.
Tanta, tantissima gente è venuta a vedere i Folkstone.
Non trascuro il fatto che sia sabato e nemmeno dimentico che in terra bergamasca
i ragazzi "giocano in casa"; ma mi piace pensare che la grossa affluenza sia merito
della band, delle sue capacità e del "passaparola" di chi li ha già visti e li raccomanda agli amici.
In scaletta, come sempre per i Folkstone, molte canzoni.
Grande spazio naturalmente ai brani tratti dall'ultimo cd, il più che discreto "Oltre l'abisso".
Si parte con "Fuori sincronia" che, a dispetto del titolo, dimostra come i nove folkstoniani
siano ormai una macchina ben rodata da tanti concerti e una decina d'anni a girovagare
per l'Italia e l'Europa.

E' incredibile vedere gli enormi progressi fatti dalla band rispetto alle
incerte esibizioni degli esordi. Lore è diventato un protagonista assoluto con la sua voce
particolare e il suo carisma sul palco. Edo alle pelli è un terremoto! Assolutamente devastante.
Maurizio suona mille strumenti e tutti in modo perfetto.
Non dimentichiamo la particolarità dei Folkstone. Un folk metal nel quale trovano spazio,
di fianco ai classici basso-chitarra-batteria, strumenti molto particolari come
cornamuse, ghironda, flauto, arpa, bombarda...
Nelle due ore di esibizione c'è spazio per quasi tutti i cavalli di battaglia.
Frerì, In caduta libera, Anime Dannate, Simone Pianetti, Omnia Fert Aetas (splendida),
Nebbie, Rocce nere. La mia preferita resta "Non sarò mai" e anche questa sera mi ritrovo
a cantare il ritornello a squarciagola come se non ci fosse un domani.
Perchè "non sarò mai schiavo del facile" e "non avrò mai un pensiero comune da rispettare!"

Due le cover proposte. "Tex" fatta in un modo che i Litfiba odierni se la sognano e la new entry
"I fought the law" dal repertorio dei Clash. Non ho mai amato la band londinese e anche la versione
orobica non mi ha particolarmente convinto. Poco male.

Dopo l'inevitabile e meritatissima pausa, chiusura con i fuochi d'artificio.
"Nella mia fossa" e "Prua contro il nulla" sono una doppietta che stenderebbe pure un toro.
Chi ha ancora una goccia di energia si scatena con la canzone che dà il nome al gruppo
e con la conclusiva "Con passo pesante".

Gran serata, gran concerto e ci lasciamo con la promessa di rivedere i Folkstone
il 26 agosto a Trescore Balneario, sempre in provincia di Bergamo.












RHAPSODY OF FIRE, UBIALE CLANEZZO 23/07/15








I ragazzi del "Power Sound" di Ubiale Clanezzo (BG) hanno fatto davvero le cose in grande.
Otto serate di musica ad alto livello in due settimane con band di sicuro richiamo della scena
italica come Folkstone, Rezophonic, Movida, Lacuna Coil, Omar Pedrini e Rhapsody of  Fire.
E sono proprio i triestini Rhapsody Of Fire i protagonisti della prima serata.
Partiamo dall'unica nota dolente. Poca, pochissima gente per una delle bands più importanti
del metal italiano. La band che con il suo mitico e ancora inarrivabile "Legendary tales"
nell'ormai lontano 1997 creò un vero e proprio genere.
Vero che è giovedì, vero che non hanno un album recente da presentare, vero che per qualcuno
Ubiale Clanezzo è un posto immaginario sperduto chissà dove (si tratta invece di una località in
provincia di Bergamo a neanche mezz'ora dal capoluogo orobico e a meno di un'ora da Milano) ma stiamo parlando dei RHAPSODY OF FIRE!
Una band incredibile con canzoni meravigliose e, particolare non trascurabile di questi tempi,
in concerto gratuito. Avete capito bene: Gratis!
Perchè i ragazzi di Ubiale amano la buona musica e in cambio dello spettacolo offerto
si aspettano solo tanta gente a bere e mangiare nel loro stand gastronomico
(e anche lì ne vale la pena).
Se non supportiamo queste manifestazioni non venite poi a lamentarvi quando non ci saranno più.
Chiusa la polemica parentesi passiamo allo spettacolo.

I Rhapsody dopo anni sui palchi di tutto il mondo sono una macchina da guerra.
Il cantante Fabio Lione è un professionista assoluto rodato da mille esperienze e collaborazioni.
Se Gamma Ray, Kamelot, Angra (solo per fare qualche nome) chiede le tue prestazioni
significherà pure qualcosa.
Dietro le pelli quel mostro di bravura che è Alex Holzwarth.
Il leader e fondatore Alex Staropoli come sempre defilato e semi nascosto dietro le sue tastiere.
Roberto De Micheli alla chitarra a recitare il ruolo del genio Luca Turilli (cofondatore della band
e ormai occupato a tempo pieno con il suo progetto solista Luca Turilli's Rhapsody).
Al basso l'ultimo arrivato, il triestino Alessandro Sala ex-Sinestesia e, per gli amanti del gossip,
vincitore dieci anni fa della prima edizione de "La Pupa e il Secchione".
Programma non proprio memorabile ma che ebbe un discreto successo all'epoca.
Ma a noi interessa la musica e Alessandro Sala questa sera ha dimostrato di essere un bassista
cazzuto e di sicuro valore.
La scaletta presentata dai nostri è praticamente perfetta.
Pochi estratti dall'ultimo cd "Dark wings of steel" (il primo in studio senza Turilli) e una lunga e bella cavalcata nella storia del gruppo pescando da quasi ogni album pubblicato.
Difficile fare classifiche di gradimento ma è chiaro che brani meravigliosi come
"Land of Immortals", "Dawn of Victory", "Holy Thunderforce" la fanno da padrone.
Non manca il commosso ricordo di Lione in memoria dell'amico Christopher Lee
recentemente scomparso prima dell'esecuzione di "The magic of the wizards dream".
La chiusura è inevitabilmente affidata all'epico inno "Emerald Sword".
Vero e proprio marchio di fabbrica del combo giuliano.
Una canzone meravigliosa che ha scritto i canoni di questo genere.
A seguire la set-list della serata. Chiedo venia per qualche possibile errore
ma non avendo sottomano la scaletta ufficiale devo affidarmi esclusivamente alla mia memoria
che, pur essendo discreta, inizia a perdere qualche colpo.


VIS DIVINA / HOLY THUNDERFORCE
LAND OF IMMORTALS
THE MARCH OF THE SWORDMASTER
UNHOLY WARCRY
TRIUMPH OR AGONY
DARK WINGS OF STEEL
LAMENTO EROICO
ERIAN'S MYSTICAL RHYMES
*
WISDOM OF THE KINGS
DAWN OF VICTORY
THE VILLAGE OF DWARVES
KNIGHTRIDER OF DOOM
THE MAGIC OF THE WIZARDS DREAM
REIGN OF TERROR
EMERALD SWORD





sabato 1 agosto 2015

IL MOMENTO DI UCCIDERE




Dei tanti film tratti dai libri di John Grisham "Il momento di uccidere" è di sicuro il migliore.
Gran parte del merito và in parte alla solida regia di Joel Schumacher
(Un giorno di ordinaria follia, Batman Forever, Batman & Robin, Tigerland...) ma soprattutto
all'incredibile cast messo insieme per l'occasione.
OK per i ruoli principali ma quando per i "personaggi di contorno" puoi permetterti di schierare
gente come Kevin Spacey, Ashley Judd, Donald e Kiefer Sutherland capisci che il gioco è fatto.
Ma chi sono i protagonisti? I protagonisti sono la deliziosa Sandra Bullock, l'onnipresente
Samuel Jackson (ma quanti film ha fatto?) e il bravissimo Matthew McConaughey qui
in una delle sue prime interpretazioni.
Fa ridere pensare che McConaughey sia stato scoperto da molti solo recentemente dopo
i suoi ruoli in Magic Mike, Dallas Buyers Club, The Wolf of Wall Street e, soprattutto,
nella pluripremiata (e bellissima) prima stagione della serie "True Detective".
Fa ridere perchè già vent'anni fa in questa pellicola si capiva che il bel Matthew era
un Signor Attore.
La trama in breve.
Due bifolchi razzisti sequestrano e stuprano la figlia neanche undicenne dell'afro-americano
Carl Lee (interpretato da Samuel Jackson). Quest'ultimo capisce che i due delinquenti
se la caveranno con una pena lieve e decide di farsi giustizia da solo uccidendoli entrambi
a colpi di fucile. Inevitabilmente sarà lui a finire sotto processo e a rischiare la pena di morte.
A prendere le sue difese sarà l'amico e giovane avvocato alle prime armi Jack Brigance
(Mc Conaughey) che aiutato dalla studentessa di legge Ellen Roark (la Bullock) farà
di tutto per evitare a Lee la pena capitale.
Qualche lungaggine di troppo (150' i minuti della pellicola) mi impedisce di dare il massimo
dei voti ma si tratta sicuramente di un ottimo film nel genere legal-thriller.
Memorabile l'arringa finale dell'ottimo McConaughey.
Voto : 4/5